Beni culturali

 

Chiesa parrocchiale del SS. Salvatore

La chiesa principale del luogo, eretta a Parrocchia ancor prima del Concilio Tridentino, come attestano i registri dei nati e dei morti conservati nell'Archivio parrocchiale; esisteva sicuramente prima dell'anno 1033, come risulta da un manoscritto rogato, nel quale si menziona, tra l'altro, la particolare devozione dei piscinolesi per il SS. Salvatore, già eletto a protettore dell'abitato. Forse la fondazione della chiesa risale intorno alla seconda metà del X secolo. La chiesa fu rifatta nel XIV secolo in stile gotico, ma fu gravemente danneggiata dai terremoti nel corso dei secoli successivi, come da quello terribile del 1688, lo stesso terremoto che devastò la chiesa di San Paolo Maggiore a Napoli.

La chiesa del SS. Salvatore fu rifatta dopo qualche anno in stile barocco, ad una navata rettangolare, con cappelle laterali dei santi patroni. Sugli altari laterali e su quello maggiore furono collocate le tele rappresentanti i santi venerati.

Fino al 1950 la chiesa presentava gli arredi del periodo pre-concilio, ossia il pulpito in legno, la balaustra in marmo e la fonte battesimale, con l'assenza della mensa centrale. Nei restauri che si susseguirono dopo il 1950, la chiesa assunse la forma attuale: fu rieseguita la facciata, con allineamento al campanile, fu ridisegnato l'altare maggiore, con la collocazione della statua del SS. Salvatore e furono anche collocate le statue lignee di san Antonio di Padova, San Biagio e san Antonio Abate, tutte opere del XVIII secolo.

Durante uno di questi interventi di restauro, è emerso dall'intonaco un bell'affresco risalente al XIV secolo, definito dagli esperti "di chiara scuola giottesca napoletana", rappresentante il volto della Madonna della Misericordia. L'affresco è stato staccato ed incastonato sopra l'altare maggiore.

Nei primi anni del 2000, la chiesa è stata di nuovo restaurata, cosi pure l'organo in legno del XVII secolo, la facciata e la capriata del tetto. È stato poi realizzato un oratorio, con un teatro e degli spazi all'aperto per lo sport ed il tempo libero. Nelle cavità della chiesa sono presenti gli ipogei comuni ante XIX secolo, separati per gli adulti e per i bambini, di cui si conserva anche la lapide marmorea di accesso.

 

Arciconfraternita estaurita del SS. Sacramento

Sicuramente nel XVI secolo un gruppo di gesuiti fondarono nel luogo centrale del Casale di Piscinola, di fronte alla Chiesa del SS.Salvatore, una chiesetta ed un oratorio per la diffusione della religione. La chiesa fu ampliata nel corso degli anni successivi, fino alle attuali dimensioni.

Nella prima metà del XVIII secolo, a causa di contenziosi sorti tra il Parroco di allora e l'Estaurita, che in essa trovava sede, la chiesa fu chiusa con dispaccio reale. Solo dopo la sua nuova fondazione e l'approvazione dello statuto, il re Ferdinando IV di Borbone autorizzò la riapertura della chiesa nel 18 agosto 1777. Scopo principale della nuova Arciconfraternita, eletta sotto il titolo del SS. Sacramento, era l'assistenza spirituale e la sepoltura dei confratelli iscritti, ma anche del popolo che lo richiedeva.

La chiesa si presenta con una sola navata con affreschi alle pareti laterali eseguiti nel XX secolo. Sull'altare maggiore è collocata una Tela del XVIII secolo rappresentante la Madonna che ha in visione il Cristo risorto. Di notevole interesse è l'organo ligneo del XVIII secolo in ottimo stato di conservazione.

L'elemento storico-folcloristico caratteristico che contraddistingue l'Arciconfraternita del SS. Sacramento è l'abito storico indossato dagli adepti in occasione delle manifestazioni religiose pubbliche, come quella annuale del "Corpus Domini", costituito da un saio bianco, con mantellina rosso-porpora ricamata in oro, laccio e collare rosso, con pendente in argento e con un vistoso cappuccio bianco, dai quali si intravedono solo gli occhi. Per le caratteristiche di questo abito, i soci vengono tuttora chiamati bonariamente dalla popolazione locale con il termine di "Paputi".

 

Centro storico di Piscinola

Anche se notevolmente rimaneggiato nel periodo del dopo terremoto, il centro storico di Piscinola conserva ancora molte interessanti testimonienze archiettoniche del passato. L'"isola" che è delimitata da via del Salvatore, via Napoli e Via Miano, rappresenta il nucleo più antico, la cui pianta risulta forse coeva alla fondazione della chiesa del SS. Salvatore, ossia intorno all'anno 950. Sicuramente gli edifici che si ergono nella zona sono stati realizzati, in sostituzione dei precedenti manufatti, in epoche successive, tra il XVI ed il XVIII secolo.

Si tratta prevalentemente di edifici disposti "a corte", aventi non più di due piani fuori terra, realizzati in tufo, con solai in travi di legno e lapilli e con annessi tutti i servizi comuni necessari per gli abitanti (bagni, forni, pozzi, aia, cantine, stalle).

Nella zona adiacente alla piazza Bernardino Tafuri e anche in zone decentrate ad essa, si ergono molti edifici appartenenti alle famiglie della nobiltà napoletana. Questi edifici costituivano le residenze estive di campagna della nobiltà e si popolavano in concomitanza del trasferimento del re e della sua famiglia alla vicina reggia di Capodimonte.

Citiamo per importanza: il Palazzo De Luna, il palazzo Grammatico, il palazzo Don Carlo, il palazzo Chiarolanza ed il palazzo Fioretto. Molto interessanti sono anche i palazzi antichi restaurati a cura della Facoltà di Architettura di Napoli durante la ricostruzione post-terremoto, come quelli in Via del Plebiscito e in via Vittorio Emanuele.

Altro esempio di emergenza architettonica rilevante nella zona risulta essere l'abitato di Vico degli operai, eretto nel corso dei secoli in maniera spontanea dagli antichi abitanti di Piscinola, dediti al lavoro delle campagne limitrofe, in particolare quelle della piana del Casale che un tempo era nominato "lo scampagnato" (l'attuale quartiere Scampia).

Il complesso architettonico di Vico Operai è stato in parte rimaneggiato durante l'intervento della ricostruzione post-terremoto. Esso però conserva ancora in parte le caratteristiche architettoniche originarie.

 

Altre emergenze architettoniche

Nel ventennio fascista sono stati eretti due importanti edifici, il complesso scolastico Torquato Tasso, ora sede della VIII municipalità e il palazzo della madre e dell'infanzia abbandonata in via Vittorio Veneto.

 

La nuova villa comunale

Recentemente la villa comunale (ex villa Vittoria), realizzata durante il periodo della riscostruzione post-terremoto, è stata intitolata dal Comune di Napoli al cantante Mario Musella. La villa è costituita da ampie aree a verde ed attrezzate per il tempo libero.