Dall'Impero Romano ad oggi

Piscinola ha, quindi, una storia bimillenaria. Fu colonia romana, come attestano i resti delle molteplici case signorili e degli accampamenti militari trovati recentemente. Dopo le guerre puniche, Piscinola si andò strutturando in centro abitato e identificata con l'appellativo di "Vicus" o "Villa", secondo la politica messa in atto dai romani nei territori conquistati e concessi ai Veterani romani, legati alla terra da uno speciale vincolo di residenza, con il compito di difendere i luoghi, anche con le armi. Tale status rimase attivo anche dopo la caduta dell'Impero Romano, anche se con forme diverse da quelle originarie.

Appartenente alla Liburia Atellana, Piscinola subì nell'Alto Medioevo diversi saccheggi e incursioni da parte di popoli conquistatori, tra i quali i Longobardi, in lotta contro il Ducato Napoletano. Con il "Pactum", siglato da Arechi con il duca di Napoli, nell'anno 786, che sancì la divisione della "Liburia" tra i Napoletani e i Longobardi, Piscinola divenne "Casale" del Ducato Napoletano. La parola "Casale" deriverebbe dal termine "Casati", ossia abitanti dediti alla coltivazione della terra. Nell'XI secolo divenne "Borgo normanno", dipendente dalla Contea di Aversa, quando il duca di Napoli Sergio IV cedette Aversa e alcuni Casali, a Rainulfo Dengrot (Rainulfo I il Normanno), come dote di nozze di sua sorella, che fu offerta in sposa al Conte, in segno della pace intervenuta tra i due popoli.

Nei secoli che seguirono, Piscinola partecipò attivamente a tutti gli avvenimenti storici accaduti nella vicina Capitale del Regno.

La popolazione di Piscinola, fiera della propria dignità e delle proprie tradizioni rurali, è storicamente stata restia a qualsiasi tentativo di subordinazione ed ibridazione da parte della tendenza accentratrice cittadina. Già nel Medioevo, intorno all'anno 1000, mentre l’Italia meridionale si andava strutturando come Regno fortemente centralizzato, secondo l'organizzazione dei Normanni, Piscinola, come le altre località vicine, esprimeva una spiccata tendenza autonomistica, divenendo, come si è detto, "Casale".

Nascevano in quel periodo anche delle primordiali forme di assistenza ai cittadini indigenti, come l'"Estaurita": termine greco derivante dalla parola Stauros, ossia luogo dove veniva esposta la croce. Di origine laico-ecclesiastica, l'Estaurita esprimeva una capacità di amministrarsi autonomamente nei confronti del Clero, fornendo l'assistenza e i beni primari ai bisognosi: curava gli infermi, dotava di una dote le fanciulle povere da maritare, consolava i familiari dei moribondi, seppelliva i defunti, ecc. Il governo dell'Estaurita era guidato da due o tre membri estauritari (chiamati anche Maestri), eletti di anno in anno dagli uomini del Casale. Queste forme di aggregazioni civiche (Casale ed Estaurita), già presenti nel periodo medioevale, dimostrano che all'epoca esisteva in questa zona un sistema politico-amministrativo molto più vicino al modello comunale, che si andava affermando in quel periodo nell’Italia centro-settentrionale, che non a quello monarchico, tipico delle regioni meridionali. Gli uomini del Casale, poi, si radunavano al suono delle campane nella piazza principale di Piscinola, davanti alla Chiesa del Salvatore, per discutere dei problemi riguardanti la loro comunità, non dissimilmente da quanto facevano, in quel periodo, i Comuni del centro-nord.

Nei secoli seguenti, con l'avvento degli Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Austriaci, Francesi e Borboni, Piscinola continuò a difendere la propria autonomia, preferendo essere dichiarata Casale Demaniale Regio, piuttosto che feudale, per non sottostare ai dispotismi baronali dell’epoca, che imponevano ingenti tasse, in base ai "fuochi", cioè ai nuclei familiari. I "Casali Demaniali Regi" dipendevano, infatti, solo e direttamente dal Re, ricevendo gli stessi privilegi della Capitale.

L’autonomia fu difesa diverse volte, come nel XVII secolo, contro i Viceré spagnoli. In particolare, il 15 giugno del 1637, gli abitanti del Casale di Piscinola si sollevarono compatti, insieme a quelli di altri circa 30 Casali di allora, contro il Viceré don Ramiro de Guzman, duca di Medina, che voleva vendere i Casali ai Baroni; il Viceré voleva cedere il Casale di Piscinola al principe di Cardito. Nel 1679 i piscinolesi si "riscattarono", ossia pagarono al Viceré l'importo equivalente richiesto per la vendita del Casale ai Baroni: con i proventi raccolti in una colletta pubblica, riuscirono a conservare lo status di "Casale Demaniale Regio", quindi a rimanere nel Regio Demanio. Non sappiamo con certezza in quale anno poi divenne "Università", ossia realtà civica in grado di amministrarsi autonomamente.

Durante l'amministrazione francese di Giuseppe Bonaparte (1806-1808) e di Gioacchino Murat (1808-1815), Piscinola fu trasformata in Decurionato, eleggendo un proprio Sindaco. Con la restaurazione borbonica, avvenuta nell'ottobre 1815 e con la nascita del Regno Delle Due Sicilie nel 1816 divenne Comune autonomo. Il primo gennaio 1866, il re d'Italia Vittorio Emanuele II sancì l'abolizione del Comune di Piscinola e la definitiva annessione del suo territorio alla città di Napoli, prima come "Villaggio" e poi, come "Frazione", al vasto quartiere napoletano di San Carlo all'Arena.

Con la creazione delle Circoscrizioni comunali, avvenuta agli inizi degli anni '80, Piscinola, insieme a Marianella, fu una delle 20 amministrazioni circoscrizionali con le quali fu suddiviso il territorio del Comune di Napoli. Dal 2005 appartiene, come si è detto, alla VIII Municipalità di Napoli.